Sorprende che una grande organizzazione progressista come la FILT CGIL si pronunci contro il nuovo pacchetto di liberalizzazioni europee, che prevede la netta separazione tra gestore della rete ed imprese ferroviarie, che producono servizi , merci o passeggeri.
La Filt sembra non rammentare che il comparto dei trasporti presenta una vasta gamma di problematiche regolatorie, data la presenza di monopoli naturali, l’abuso di posizioni dominanti e le barriere all’ingresso che impediscono un uso aperto e corretto di reti (ferroviarie ed autostradali) e di scali (aeroportuali, intermodali, marittimi e ferroviari) ed un rapporto trasparente tra istituzioni e imprese. Insomma un grande potenziale infrastrutturale è sotto utilizzato, non solo per le evidenti carenze tecnologiche e gestionali, ma soprattutto per la carenza di qualità delle imprese, che non hanno un terreno di confronto uguale per tutte, fatto di regole e di sussidi trasparenti. Imprese spesso pubbliche e garantite da rendite di posizione o da contributi pubblici, qualche volta incrociati, sono la causa delle inefficienze del sistema- trasporto italiano. Non sfugge a questa logica il gruppo FS.
C’è una forte domanda da parte delle imprese, dei consumatori per l’apertura al mercato delle gestioni dei servizi di trasporti e per le liberalizzazioni delle reti e delle infrastrutture di trasporto.
La nuova politica, l’economia e i pendolari sollecitano più efficienza nel comparto ed un uso più consapevole, trasparente e razionale delle risorse pubbliche per gli investimenti e per la spesa corrente.
Si tratta di superare un contesto distorsivo e spesso discriminatorio del mercato dei trasporti e delle infrastrutture, derivante da una società bloccata da corporativismi. Certo ci sono rischi per gli assett che potranno essere privatizzati, come gli aspetti della sicurezza ma vi potranno essere grandi vantaggi. I problemi relativi al lavoro andranno tenuti in debito conto. Ma il comparto ferroviario per crescere e svilupparsi ha bisogno di una sana competizione tra aziende, “regolata” dagli organi pubblici. E’ finito il tempo dei grandi vettori Alitalia,Gruppo FS, Autostrade, Tirrenia, che dettavano regole ed indirizzi politici ai Ministri competenti. Per lo sviluppo e l’efficienza vanno superati i monopoli e i conflitti di interesse tra controllore e controllato (es. RFI e Trenitalia). Il sindacato, essendo parte in causa decisiva per le riorganizzazioni aziendali, con un pò di coraggio in più, non solo può, ma deve svolgere un ruolo propositivo nel solco delle liberalizzazioni del vecchio continente.
Dario Balotta
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