Il pedaggio è una ingiustificata e pesante imposta
sulla mobilità che colpisce in primo luogo i pendolari forzati dell’automobile,
visto che oramai la maggior quota del traffico autostradale è di breve distanza
e che la congestionata e decrepita rete ordinaria è priva di manutenzione
e al collasso. Con l’immancabile aumento
dei pedaggi di inizio anno i concessionari autostradali hanno di nuovo imposto al Governo le loro
rendite di posizione monopoliste. Nonostante ciò protestano perché solo 4 dei 25 concessionari
si sono visti sospendere l’aumento medio del 2,9%. Aumento che
dietro un complesso sistema di calcolo “ponderato” (vedi tab. A21) è spesso più
elevato di quanto dichiarato. Gli aumenti sulla rete più frammentata e più cara
del vecchio continente, sono ingiustificati perché i concessionari autostradali
hanno già in buona parte ammortizzato gli investimenti della rete più vecchia
d’Europa ed ora continuano a realizzare consistenti extra-profitti grazie ad
una dinamica dei pedaggi giustificata da interventi scritti solo sulla carta e,
nel caso dei 4 concessionari cui è stato congelato l’aumento, neppure su quella. Per questo
vanno rivisti i meccanismi di aumento dei pedaggi adottando veritieri
price-cup, tariffe legate ai costi effettivi ed a parametri di efficienza, per
adottare un sistema regolatorio che non garantisca le concessionarie ma
soprattutto i pendolari dell’automobile.
Da Brescia centro a Piacenza sud da 4,40 euro a
4,60% +4,5%
Da
Brescia centro a Brescia sud da 1 euro a 1,10 euro+10%
da
Brescia centro a Cremona da 2,50 euro a 2.60 euro +4%
da
Brescia centro ad Agrate da 5, euro a 5,10 euro + 2%
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