sabato 27 febbraio 2021

MINISTERO DEI TRASPORTI E DELLA MOBILITA’ SOSTENIBILE: SOLO UN SUGGESTIVO CAMBIO DI NOME ?

 Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti cambia nome, e diventa ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Un titolo suggestivo che è certamente in linea con le indicazioni europee di un radicale intervento a favore della mobilità sostenibile. Il nome, però, sembra in contrasto con le prime indicazioni del neo ministro Enrico Giovannini, che ha confermato degli investimenti tutt’altro che sostenibili, né in termini ambientali né economici: nuove linee ad Alta Velocità e nuove strade ed autostrade da finanziare con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 

 

Giovannini dimentica che almeno 10 mila km di rete ferroviaria hanno dei pesanti limiti di velocità e una pessima gestione, che non potrà certo migliorare con il PNRR. Basta pensare che in 13 linee piemontesi la velocità massima è di 55 km/h e addirittura sulla Trofarello-Chieri, in provincia di Torino, è di 25 km/h. In Lombardia otto linee raggiungono al massimo i 70 km/h e sette i 55 km/h. Per non parlare del centro sud. Con queste reti - a cui si aggiungono obsoleti sistemi di controllo del traffico e treni con un’età media elevata - sarà difficile conseguire risultati in linea con gli obiettivi europei. Meglio sarebbe puntare su una riorganizzazione dei servizi ferroviari e su poche ma necessarie nuove linee. 

 

Stessa musica per strade e autostradementre la rete è sempre più vecchia ed obsoleta (ponti, gallerie e alcune strade ridotte a gruviera andrebbero messi in sicurezza da subito), si pensa invece a nuove infrastrutture. Compito del ministero sarebbe proprio dare ordine alle richieste degli enti locali e delle regioni: e proprio se si vuole chiamare ministero della Mobilità sostenibile, ci si attende che gli interventi vengano valutati sia sotto il profilo della sostenibilità economica che di quella sociale e ambientale. 

 

In questo senso sarà interessante sapere dal neoministro come e con quali scelte pensa di conseguire il target di riduzione delle emissioni di CO2 del 55% al 2030. Senza questa indicazione chiara da parte di Giovannini e del suo collega Cingolani saremo davanti sempre alla vecchia e fallimentare politica degli investimenti a pioggia che purtroppo non farà crescere questo paese.

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