Ryanair vara un grande piano di sviluppo e crescita in Italia, ma si tratta davvero di investimenti “gratuiti” per le casse pubbliche del nostro Paese? La decisione del governo Renzi di annullare l’incremento di € 2.50 della tassa municipale dal prossimo 1 settembre e la modifica delle linee guida aeroportuali del Ministro Graziano Delrio sono certamente le due scelte che hanno permesso di accelerare i piani di sviluppo di Ryanair per il mercato italiano nel 2017: ma hanno di fatto spostato i costi dal mercato (i passeggeri) allo Stato. La cancellazione dell’aumento della tassa, che torna a 6,5 euro a passeggero, sarà infatti coperta nella legge di Stabilità e costerà 180 milioni su base annua. Non solo: il previsto incremento di passeggeri derivante dall’apertura di 44 nuove rotte nazionali, avrà un costo minimo di comarketing di 15 milioni annui per le gestioni (pubbliche) degli aeroporti minori. Gli investimenti di Ryanair costeranno dunque alla mano pubblica 195 milioni l’anno.Dopo mezzo secolo di sovvenzioni ad Alitalia, non si vorrebbe ora che il governo ricominciasse con nuovi surrettizi aiuti a Ryanair. La compagnia irlandese ha sempre fatto profitti e servizi di qualità sul mercato nazionale senza bisogno dell’intervento pubblico. Ora non sembra proprio il caso di usare la foglia di fico della crescita del turismo italiano per giustificare prassi anticompetitive e discriminatorie rispetto alle altre compagnie aeree che operano sul mercato nazionale.
Dario Balotta
Presidente Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni
Infrastrutture e Trasporti
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