L’idea di
togliere le infrastrutture in project financing dal peso dell’Iva del Vice ministro
Mario Ciaccia è un rimedio peggiore del male
e porterebbe al default. Il vice Ministro si dimentica che siamo nel
Paese dove il project financing è già fallito (dati Cresme e Bei), tra il 1990
e il 2009 in Europa sono stati realizzati 1.340 progetti. Di questi (in valore)
il 53% è stato realizzato in Gran Bretagna, il 12% in Spagna, il 5 e 4% rispettivamente
in Francia e Germania, in Italia solo il2 % .Anche l’idea di spendere per
spendere per creare ricchezza e occupazione è già stata praticata gli anni
passati visto che l’ammontare della spesa pubblica per infrastrutture è sta uguale
o superiore a quelle degli altri Paesi dell’eurozona
ed ha provocato la grave situazione debitoria ed occupazionale in cui ci
troviamo. Si vorrebbe rilanciare l’economia con le stesse scelte e ancor più
colpevolmente con gli stessi meccanismi irresponsabili e in assenza di
competizione che hanno caratterizzato la spesa pubblica nazionale. Meglio
sarebbe mettere in campo nuovi criteri di valutazione delle opere tecnici-economici
per assicurare cosi scelte di priorità con una domanda che ne giustifichi la
necessità e la redditività finanziaria. Priorità e meccanismi innovativi
sottrarrebbero le nuove infrastrutture da ogni appetito localistico e
clientelare. Cosi si vuole perpetrare la dispersione improduttiva di
consistenti risorse pubbliche, quelle della Cassa depositi e prestiti e di
quelle spesso ininfluenti dei privati. Questa incredibile proposta sostenuta da
alcune lobby economiche e politiche è
già stata bocciata dal ministero dell’economia nel maggio scorso quando
la si voleva far entrare nel decreto sviluppo
perché ritenuta con ritorni economici aleatori e irrealistici.
Milano
23 agosto 2012
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