La concessione autostradale per la Modena-Brennero (A22) è scaduta il 30 aprile 2014. Da due anni AutoBrennero SpA opera senza concessione. Il Governo e il ministro Delrio vogliono prorogare la concessione per altri trent’anni senza indire una gara, in barba alla direttiva comunitaria, ma affidando direttamente a una nuova società in house, interamente a capitale pubblico, la gestione dei 314 km di asfalto.
Oggi Autobrennero SpA è controllata a maggioranza, con il 54% delle quote, dalle Provincia Autonoma di Trento e da quella di Bolzano. Ma anche Mantova, Verona, Modena e Reggio Emilia detengono quote per il 28,2%. Dal novembre del 2014 il Presidente della Provincia di Mantova, Alessandro Pastacci, ha ricevuto mandato dal proprio consiglio di dismettere la quota del 4,2%, stimata in un valore di mercato di 42 milioni di euro. Da un anno e mezzo questa liquidazione gli viene impedita, con tanto di ricorsi e controricorsi prima al Tar e poi al Consiglio di Stato.
Una situazione ridicola: le province, che dovevano essere abolite e che hanno già visto dimezzarsi le risorse economiche a loro disposizione, si vedono costrette a mantenere partecipazioni non strategiche in AutoBrennero, rinunciando a introiti per 238 milioni di euro che potrebbero servire a fare manutenzione sulle strade provinciali, nelle scuole o da investire in interventi di miglioramento sul territorio. Questo solo perché il Mit non vuole indire una gara pubblica per il rinnovo della concessione di A22 ma affidarla direttamente a un nuovo soggetto pubblico al 100%. A più di vent’anni da finte privatizzazioni a prezzi di saldo, oggi lo Stato che era uscito dalla porta delle autostrade rientra dalla finestra obbligando gli enti locali – anche quelli che devono scomparire – a tenersi un carrozzone per consolidare un monopolio autostradale che riduce l’efficienza a danno di utenti e ambiente.
Lo dichiara Dario Balotta, Presidente Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti