martedì 27 settembre 2016

Ponte sullo Stretto, non è una priorità

Il ritardo infrastrutturale del Paese non deriva da una carenza di spesa come afferma il presidente del Consiglio. Le risorse finanziarie destinate agli investimenti pubblici negli ultimi tre decenni sono in linea con quelle degli altri principali paesi europei, superiori alla media di Francia, Germania e Regno Unito. Il confronto tra i volumi di spesa e le infrastrutture realizzate indica l’esistenza di ampi margini di miglioramento nell’utilizzo delle risorse, l’esempio più clamoroso è il costo al km dell’alta velocità (triplo rispetto a quello di Spagna e Francia).
In assenza di una valutazione sistematica dei costi e dei benefici dei singoli progetti non c’è alcuna garanzia che quelli approvati siano la soluzione più efficiente e funzionale al conseguimento degli obiettivi di sviluppo. Questo è il caso anche del ponte sullo Stretto. Nessuna analisi tecnico economica ne ha giustificato la necessità. La sfida italiana è quella di saper innalzare l’efficienza della spesa, migliorando le procedure che la governano, gli appalti e i controlli fuori dalle logiche campanilistiche o, peggio, clientelari.
Se un treno impiega tre ore da Messina a Palermo (232 km) e 4,30 minuti da Villa S.Giovanni a Salerno (400 km), non è prioritario anzi è inutile fare il ponte sullo stretto per ridurre di qualche decina di minuti la percorrenza verso la Calabria e il Continente. Chiedere più flessibilità all’Europa per affrontare l’enorme spesa del ponte tra 5 e 8 miliardi significa rimanere imprigionati in un alto debito generato proprio dall’inefficienza degli investimenti. Basti pensare ai tanti aeroporti, porti e autostrade sotto utilizzati a causa dell’ assenza di rigorose analisi costi-benefici.
Dario Balotta – Presidente Onlit

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