lunedì 20 gennaio 2020

AUTOSTRADE: BALOTTA (ONLIT), FARE COME IN SPAGNA: BASTA GARE PER ARTERIE GIÀ AMMORTIZZATE


Il Ministero delle Infrastrutture ha avviato la procedura per la messa a gara della gestione di quattro tratte autostradali tra Liguria e Toscana, che verranno accorpate in un unico lotto. Si tratta della A12 Sestri-Livorno, della A11-A12 Viareggio-Lucca, dell’A15 diramazione per La Spezia e dell’A10 Savona-Ventimiglia, tutte attualmente gestite dal Gruppo Gavio. Sorprende che il ministero dia per scontato che le concessioni siano eterne, visto che continua a rimetterle in gara la anche se i costi sostenuti per la realizzazione delle autostrade sono stati già stata ampiamente ammortizzati. 
Tutto il contrario di quanto sta facendo il governo spagnolo che, con la scadenza della concessione di 500 km di autostrade, si appresta a togliere i caselli e a far diventare le autostrade gratuite. 
Una politica iniziata già da qualche anno: per l’esecutivo iberico, infatti, quando scadono le concessioni normalmente ciò significa che l’autostrada è stata ammortizzata. Quindi la concessione non viene prorogata, e tantomeno rimessa a gara, ma al contrario i pedaggi vengono aboliti. Manutenzione, esubero del personale e gestione delle aree di servizio sono problemi risolvibili, principalmente ricorrendo alle entrate derivanti dalle royalties.
A colpire l’osservatore italiano è anche la capacità degli spagnoli di agire con rapidità  e determinazione: lo Stato si è ripreso l’autostrada il giorno dopo la scadenza della concessione, anche se non erano ancora stati risolti i nodi del personale e della manutenzione. Nell’Italia dei rinvii e delle proroghe, invece, non stupisce per nulla che dopo la scadenza di altre due concessioni prorogate senza gara (la Torino-Quincinetto nel 2016 e la Torino-Piacenza nel 2017) il ministero abbia deciso ora di indire una gara per il rinnovo della concessione, con un bando pubblicato nel settembre scorso. 
Anche in questo caso si tratta di un  pacchetto di autostrade gestito dal gruppo Gavio, il secondo concessionario autostradale dopo ASPI, e anche queste infrastrutture sono ormai largamente ammortizzate e non abbisognano di nuovi rilevanti investimenti.  
Non bisogna dimenticare che i pedaggi servono a coprire i costi degli investimenti, la gestione della rete e la manutenzione ordinaria. Se invece vengono applicati e anche quando l’arteria è pienamente ammortizzata, siamo di fronte a nient’altro che un’imposta sul transito. 
Perché dunque rinnovare queste concessioni rimettendole a gara? Visto che il ministero delle infrastrutture ha deciso di far subentrare l’ANAS come gestore delle autostrade in caso di revoca o decadenza, si potrebbe iniziare subito ad affidare all’ente le concessioni scadute e in scadenza, e a mettere ordine in un settore in cui operano 26 concessionari, ognuno con pedaggi diversi ma tutti accomunati dalla poca manutenzione: manutenzione che il ministero potrebbe facilmente assegnare in gara a costruttori specializzati, senza creare alcun nuovo “carrozzone” pubblico. 
Autostrade come l’ATIVA e l’A21 hanno una altissima redditività: il loro MOL (margine operativo lordo) è infatti, rispettivamente, di 75 e 125 milioni di euro (questi ultimi pari addirittura al 67% dei ricavi!) Con questi proventi, lo Stato non avrebbe problemi a pagare gli indennizzi di subentro vantati dai concessionari uscenti. Queste società potrebbero continuare a incassare i pedaggi e trattenere gli utili per il periodo in cui gestiscono la concessione in proroga dopo la data di scadenza, ma questi utili dovrebbero essere computati a sconto dell’indennizzo di subentro.
Se la ministra dei Trasporti De Micheli vuole veramente cambiare politica nel settore, un primo segnale potrebbe essere propri lo stop alle gare. Sarebbe infatti contraddittorio perseguire la revoca della concessione ad ASPI per poi riassegnare queste altre con una gara - che presumibilmente sarebbe vinta dallo stesso gruppo Gavio. 
Questi fondi dovrebbero essere invece “girati” allo Stato come corrispettivo della proroga: si potrebbe così costituire un fondo per la gestione delle autostrade da parte dell’Anas, e avviare un percorso riformatore nella gestione del sistema autostradale tanto necessario quanto atteso.